Un frammento emblematico del film "Ladri di biciclette"

24 novembre 1948 – La prima di Ladri di biciclette di Vittorio De Sica

Dopo il primo premio Oscar per Sciuscià, Vittorio De Sica torna dietro la macchina da ripresa per dirigere un altro capolavoro del Neorealismo, Ladri di biciclette.

Con alle spalle un importante sforzo organizzativo e di produzione, in tre mesi di lavoro nell’estate 1947 De Sica realizza questo capolavoro sulla scia delle suggestioni ricevute dalla lettura del libro di Luigi Bartolini, pubblicato nel 1946, le cui vicende ruotavano intorno alle disavventure dei furti di biciclette da lui subiti nell’immediato dopoguerra.
Elevata ad icona in un contesto di miseria post bellica, la bicicletta diventa così il fulcro su cui innestare un racconto di vita che non racconta voli d’epopea ed eroi trionfatori, ma ha una narrativa immersa nel quotidiano di persone comuni, costrette a reagire alle difficoltà e ad espedienti a loro volta anche con altri espedienti.

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La squadra di De Sica: alchimia straordinaria

La squadra di De Sica è il frutto di un’alchimia straordinaria. Alla sceneggiatura è prezioso e fondamentale il lavoro di Cesare Zavattini, alla fotografia quello di Carlo Montuori, che sa restituire sulla pellicola una profondità e una espressività di volti agli attori che ci si aspetterebbe che fossero professionisti consacrati quando in realtà sono, in massima parte, attori non professionisti. Distillato di puro realismo è in ogni singolo fotogramma, senza soluzioni di continuità, esaltato dal bianco e nero da un lato e, dall’altro, dalla caratterizzazione così ricca di colori ed espressività dei protagonisti senza carriera alle spalle: l’operaio disoccupato Antonio Ricci (Lamberto Maggiorani), sua moglie Maria, (Lianella Carell, giornalista cui De Sica aveva concesso in precedenza un’intervista) e il figlio della coppia, il piccolo Bruno, magistralmente interpretato da Enzo Stajola.

ladri-di-biciclette-brunoNel tentativo più che mai istintivo di lasciarsi alle spalle il recente passato, i personaggi devono comunque muovere i loro passi su un percorso di vita quotidiana le cui pietre miliari sono rappresentate da riscatti, in un sussulto continuo tra speranze e fallimenti. Per questo la bicicletta, l’autonomia di potersi muovere ad un’altra velocità, è la condizione necessaria, è lo status e mezzo d’affrancamento. Pietà e solidarietà non hanno retoriche: sono molecolarizzate, presenti e percepibili, semi in una distesa che sembra arida, eppure ancora connaturate alla natura umana. Siamo in una Roma che aveva visto piazze e strade pervase da sfarzi, che aveva vissuto vertigini di egemonie e imperialismi, ma che ora deve reinventarsi un ruolo e una collettività in un’architettura di mestieri che si erano dati per scomparsi e che deve ritrovarsi in mercati da baratto e mense dei poveri.

Il travaso di quel momento storico è totale, la pellicola è un supporto su cui aderisce perfettamente e senza mediazioni o finzioni: il cinema si sublima negando se stesso e lasciando al mondo “reale” tutto il suo spazio. Ladri di biciclette non racconta la sua trama definita come fosse un quadro in una cornice storica, ma è un’occasione per raccontare un mondo nel suo complesso.

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Così si esprime uno dei padri teorici del Neorealismo, André Bazin

Ladri di biciclette è uno dei primi esempi di cinema puro. Niente più attori, niente più storia, niente più messa in scena, cioè finalmente, nell’illusione estetica perfetta della realtà: niente più cinema”.

Quel 24 novembre 1948 emblematicamente offre la platea meno “mediata” per la prima del film

La proiezione di Ladri di biciclette avviene al cinema Barberini, di fronte ad un pubblico di scolari e con la presenza di De Sica e dell’attrice e sua futura seconda moglie María Mercader:

La prima proiezione di Ladri di biciclette che io ricordo fu organizzata alla fine di novembre o ai primi di dicembre per un pubblico di studenti al cinema Barberini di Roma. Vittorio e io entrammo a sala buia, di nascosto, e ci mettemmo in fondo, in una delle ultime file. Lui era emozionatissimo: non l’ ho mai visto così terrorizzato. Gli studenti applaudirono e ci rincuorammo; ma per un po’ di tempo furono quelli gli unici consensi che il film si ebbe dagli spettatori.

Da quella prima platea e con vigore nonostante tutto, Ladri di biciclette nel biennio successivo sarà consacrato capolavoro, con riconoscimenti internazionali quali, tra gli altri, il Nastro d’argento nel 1949 e l’Oscar (al miglior film straniero) nel 1950.

Ettore Scola su De Sica – Ladri di biciclette

 Una mattina, andando a scuola, ho trovato la piazza occupata perché stavano girando un film. Quello che mi colpì fu proprio De Sica. C’era lui che sussurrava nel megafono. Perché Vittorio non urlava mai, ma sussurrava delle raccomandazioni ai due attori: “ecco prendi per mano tuo figlio, attraversa la piazza”… E c’era questa voce bellissima di Vittorio che non dirigeva un film, dirigeva una piazza, dirigeva i movimenti delle persone, dirigeva i sentimenti di queste persone.

Vittorio De Sica – Ladri di biciclette

Vittorio de Sica (1962)
Vittorio De Sica (1962)

Era proprio la prima volta che questo film veniva proiettato al pubblico ed ero talmente emozionato, talmente angosciato dall’esito che avrebbe potuto avere il film che fu l’intervento di Rossellini che mi era vicino a farmi riprendere un grave vizio che avevo, quello di fumare, e mi mise una sigaretta in bocca e l’accese, e io da allora ho fumato come un turco.

Scheda e trama di Ladri di biciclette

Da http://www.archiviodelcinemaitaliano.it/index.php/scheda.html?codice=DC5553

Regia/Director: Vittorio De Sica
Soggetto/Subject: Cesare Zavattiniopera
Sceneggiatura/Screenplay: Oreste BiancoliCesare ZavattiniSuso Cecchi D’AmicoAdolfo FranciGherardo GherardiVittorio De SicaGerardo Guerrieri
Interpreti/Actors: Lamberto Maggiorani (Antonio Ricci)Enzo Stajola (Bruno, suo figlio)Lianella Carell(Maria Ricci)Elena Altieri (patronessa)Gino Saltamerenda (Baiocco)Vittorio Antonucci (ladro)Giulio Chiari(attacchino)Michele Sakara (segretario alla beneficenza)Fausto Guerzoni (filodrammatico)Carlo Jachino(mendicante)Massimo Randisi (ragazzetto borghese in trattoria)Ida Bracci Dorati (“santona”)Peppino Spadaro (brigadiere)Memmo CarotenutoNando BrunoMario Meniconi (Meniconi, lo spazzino)Checco Rissone (vigile in Piazza Vittorio)Giulio Battiferri (cittadino che difende il vero ladro)Sergio Leone(seminarista)Emma DruettiGiovanni CorporaleEolo CaprittiSpoletini
Fotografia/Photography: Carlo Montuori
Musica/Music: Alessandro Cicognini
Scene/Scene Design: Antonino Traverso
Montaggio/Editing: Eraldo Judiconi [Eraldo Da Roma]
Suono/Sound: Bruno Brunacci
Produzione/Production: Produzioni De Sica
censura: 4836 del 22-11-1948
Altri titoli: Bicycle Thieves, Le voleur de bicyclette, The Bicycle Thief, Ladrón de bicicletas, Fahrraddiebe
Trama: Roma, secondo dopoguerra. Antonio Ricci è un operaio disoccupato ormai da due anni. Un giorno l’uomo ha la possibilità di diventare un attacchino municipale, ma ha assolutamente bisogno di una bicicletta e la sua si trova al monte di pietà. La moglie corre in suo aiuto: impegnate le lenzuola, riscatta la bicicletta. Antonio può finalmente cominciare il suo nuovo lavoro. Dopo poco, però, mentre sta incollando un manifesto cinematografico, egli subisce il furto della preziosa bicicletta. Il tentativo di inseguire il ladro è inutile e, disperato, Antonio torna a casa. Andato a denunciare il furto al Commissariato, il pover’uomo si sente dire che le speranze di trovare il ladro sono pressoché nulle. All’infuori di un suo amico spazzino, nessuno si preoccupa del suo dramma. Insieme al figlioletto di sei anni, Bruno, che fa il garzone presso un benzinaio, Antonio comincia a vagare per la città, cercando disperatamente la sua bicicletta presso i vari rivenditori. A un certo punto, l’uomo vede il ladro e si mette a inseguirlo. È domenica e, sulle tracce del malvivente, padre e figlio attraversano tutta la città: una chiesa, una trattoria, una casa di appuntamenti, quindi lo squallido appartamento del ladro. Ma tutti i tentativi fatti da Antonio per riavere quello che è suo falliscono: ovunque, egli incontra indifferenza e ostilità. Spinto dalla necessità di lavorare, l’uomo decide allora di rubare una bicicletta lasciata incustodita fuori lo stadio. Ma viene subito scoperto e raggiunto dal proprietario, quindi picchiato sotto gli occhi del figlio. Adesso rischia di finire in carcere. Lo salvano le lacrime del piccolo Bruno, che commuovono tutti i presenti: Antonio viene lasciato andare. Quindi, stanchi e disperati, padre e figlio tornano a casa piangendo. Per fargli coraggio, Bruno prende il padre per mano.

Ladri di biciclette – Mozzarella in carrozza

Un frammento emblematico del film “Ladri di biciclette”
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