Immagine di amarene.
Amarena. Mi sta aumentando la salivazione...

La storia delle parole: amarena

L’amarena è una sorta di ciliegia leggermente amarognola (per l’appunto). In italiano la parola è attestata sin dal XIII secolo e deriva dal latino medievale amarenus, forse a sua volte derivante da una voce prelatina connessa con marasca.
La marasca è, altrettanto “sorprendentemente”, il frutto del marasco: una ciliegia di colore rosso-scuro, dalla polpa tenera, succosa e dolce (pur se lievemente acidula), molto ricercata per la preparazione di conserve e per la distillazione di liquori (maraschino e kirsch). La parola appare prima del 1320 e deriva da “amaro” per aferesi.

L’aferesi funziona in questo modo: è “un fenomeno linguistico che consiste nella caduta di una vocale o di una sillaba all’inizio di parola” (Wikipedia). Questo significa che da “amara/amaro” si è passati ad un “mara/maro” che è stato poi esteso con il suffisso “asca/asco”: ecco qua la nostra marasca, cugina dell’amarena.

Immagine di amarene.
Amarena. Mi sta aumentando la salivazione…

Altri esempi di aferesi (sempre da Wikipedia):

  • naranj (arabo) → arancia
  • luscinia (latino classico) → *lusciniolus → usignolo
  • obscurum (latino) → scuro
  • apotheca (latino) → bottega
  • illa (latino) → la
  • instrumento (latino) → strumento
  • icona (greco) → cona (siciliano)
  • nancóra (“non ancora”: dialetto Abruzzese) → ancóra (es. Ancóra ci vai? → “Non ancóra ci vai?”)
  • unde → ‘ndo (“dove”: dialetto Perugino)
Zarbock
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