Quando una lingua limita il piacere e/o il sentimento

Quando una lingua limita il piacere e/o il sentimento

Mi chiedo e Vi chiedo: ma possibile che una lingua eccelsa come la Nostra possa solo contemplare il sublime “fare l’amore” e, all’opposto, il triviale “scopare” o “trombare” e un satellitare animalesco “accoppiarsi” ma nulla per ciò che succede nel mezzo?
Questioni di logica e sapienza oltre che di saggezza e di capienza di lingua e di vocabolario! Diamine!

Ma non c’è una sana via di mezzo che riporti quei momenti d’intimo gaudio (condiviso e non retribuito o non superficiale) quando non sono ancora “amore” ma dignitosi legittimi precursori del medesimo né appartengono alla nebulosa zona non proprio animalesca-accoppiante o alla gozzovigliosa o gazzovigliosa prestazione a pagamento o per mero diletto d’avventura?

Possibile che cotanta lingua come quella italiana (delle altre non mi cruccio…) non sia in grado di coprire quelle zone fatte di rosa chiaro che sono, appunto prodromiche all’amore e ben oltre un mero meretricio o accoppiamento o suonata di tromba o ramazzata del pavimento?!

Si contempla l’astinenza, in assenza d’amore, e si fa prima… a risolvere la questione.
Mah!

Vi invito ad allungarvi e protendervi su questo tema e dar soccorso alla mia, credo, più che razional questione in ambito di lingua e l’uso medesimo riguardo all’amplesso!

Sublimamente sempre Marchesemente Vostro! Marchese di Isili!

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