San Sargis o Sarkis – Protettore dell’amore e dei giovani

San Sarkis
San Sarkis

San Sarkis

Ebbene sì, San Valentino ha un “collega” nel proteggere gli innamorati: il suo nome è Sargis o Sarkis ed è forse il santo più venerato dal popolo armeno (in lingua armena la grafia del nome è Սուրբ Սարգիս Զորավար, in cui si esprime il ruolo di santo e condottiero).
A dire il vero San Sargis o Sarkis non è solo protettore degli innamorati nella tradizione del culto armeno ma è anche protettore dei giovani, probabilmente per la naturale tendenza a legare alla stagione dell’amore quella della giovinezza e viceversa.
Ricostruire dall’Italia il percorso storico tradizionale del culto e della tradizione, che affondano nei secoli più antichi, è impresa non facile, nonostante Wikipedia e Google o altri motori di ricerca: il punto di vista armeno è quindi fondamentale per ricostruire, se non una versione davvero attendibile e suffragata della sua figura storica, almeno il valore e l’importanza del suo culto per questo popolo.
Il suo culto è celebrato in un giorno a cadere tra l’11 gennaio e il 15 febbraio.

Chi era San Sargis (per il culto armeno)?[Da ora in poi utilizzeremo la sola variante Sarkis] Viene considerato nativo della Cappadocia (anche se gli è attribuito anche l’epiteto di “il Greco”), regione che si estende al centro dell’Anatolia, tra Turchia e Armenia, e sotto l’impero di Costantino il Grande fu un militare di altro rango e assai considerato e famoso per il suo valore. Con l’avvento al potere di Giuliano l’Apostata e le persecuzioni attuate contro i cristiani, la tradizione vuole che Sarkis con il figlio Mardiros (anche lui in seguito venerato come San Mardiros) abbandonò i territori romani per trovare rifugio in Armenia, terra indicatagli da una teofania a seguito delle sue preghiere. Ricevette così protezione presso il re Tiran (Tigrane VII). Sempre secondo la tradizione, mentre Giuliano e il suo esercito avanzavano verso Antiochia in Siria consumando per i territori conquistati stragi nelle comunità cristiane, il re Tiran/Tigrane esortò Sarkis e Mardiros a lasciare l’Armenia e dirigersi verso miglior rifugio offerto dall’Impero sassanide. La tradizione vuole che l’imperatore sassanide Sapore II (Shapur II) invitò Sarkis, Mardiros e altri 14 soldati, anche loro battezzati,  a recarsi al suo palazzo e per poi invitarli lì ad offrire sacrifici in un tempio pagano dedicato a Zoroastro (Zarathustra).
Si è rimarcata più volte e si rimarca anche adesso di come quanto scritto sia una tradizione e non si abbia pretesa di elevarla a storia, dal momento che non pochi hanno sollevato questioni di ordine cronologico e geografico.

Ma da cosa nasce il suo essere protettore degli innamorati?
Se per vigore e coraggio il “natural” quanto ovvio legame con la forza e la giovinezza può essere ritrovato tra le gesta che storia e tradizione attribuiscono a San Sarkis, il suo culto come patrono degli innamorati affonda invece le radici in un episodio particolare di cui raccontano le tradizione popolare armena.
Secondo questa tradizione popolare, al rientro vittorioso dalla battaglia Sarkis e 39 sui fedeli compagni d’arme furono invitati, per un tranello ordito dal r,e a celebrare la vittoria nel palazzo reale. Il re aveva infatti predisposto il loro assassinio grazie ad un piano per il quale aveva istruito 40 fanciulle: queste avrebbero dovuto far bere fino ad ubriacare il gruppo di valorosi per poi, quando caduti tutti in un sonno profondo perché satolli e ubriachi, uccidere ciascuna il proprio guerriero.
39 delle donne obbedito all’ordine e uccisero i soldati, mentre uno di loro, vedendo la bellezza del volto di Sarkis, così sereno nel suo sonno, si innamorò perdutamente di Sarkis e, invece di ucciderlo, lo baciò.
Il mito del bacio alla bella addormentata del bosco qua è invertito nei ruoli: con il bacio della mancata assassina, Sarkis si destò e si rese conto dell’accaduto e del tranello. Presa con sé la ragazza, Sarkis tornò di soppiatto al suo cavallo – non a caso… – bianco e insieme alla fanciulla al galoppo più spedito si lanciò contro le porte della città che cedettero all’impeto del destriero e dei suoi cavalieri. Anche le forze della natura aiutarono i due fuggitivi: dietro di loro, infatti, una violenta tempesta di neve si materializzò come d’incanto, celandoli così alla vista degli inseguitori.
Per questa ragione, salvato non tanto dalla sua forza quanto dall’amore che, come un dono, arrivò proprio quando era più indifeso e in balìa di una morte ignominiosa per mano non di altro guerriero ma di una donna, egli è venerato come patrono degli innamorati che, con la forza del loro amore e sull’esempio di San Sarkis e della fanciulla, possono divellere ogni tipo di ostacolo e barriera che si frapponga nel loro percorso d’amore verso la felicità.

Il fascino di un rito popolare straordinario
La notte della vigilia del giorno di San Sarkis i ragazzi e le ragazze non fidanzati o non innamorati ma desiderosi di trovare l’amore, vanno in chiesa, portando con sé una fetta di focaccia salata o, più piccolo, un biscotto comunque salato dal nome “Aghi plit“: quanto portato con sé dovrà poi essere mangiato, di rientro a casa, prima di andare a dormire e senza aver bevuto acqua o altri liquidi. Perché? Perché così possa fare arsura in bocca durante la nottata il salato di quanto mangiato e stimolando così l’arrivo di chi , in questo eventuale sogno divinatorio, offrirà un bicchiere d’acqua: questo sarà il segno dell’arrivo dell’amore nella loro vita e chi porterà in sogno l’acqua sarà il loro futuro marito o moglie.
I chiari segni popolari sono ben lontani dal rito, occorre precisarlo, della Chiesa armena, la quale celebra il culto del santo secondo una liturgia che di certo non prevede pane o focaccia o biscotto salato e sogno divinatorio che regala la promessa di un futuro amore in arrivo; tuttavia, il radicamento nella popolazione è così forte che, pur non incentivando la cosa, la Chiesa armena ne ha ormai nei secoli preso atto e con una certa, si può dire, simpatia lascia convivere il sacro con il profano amoroso, un po’ come da noi accade per, pur santo non così di rilievo nel calendario cristiano, San Valentino (santo patrono, sia concessa la battuta, più dei fiorai e ristoratori e di quanti in quel giorno “vivono” del rito profano).
Sempre in questa notte di vigilia, l’altra metà del mondo dell’amore cosa fa? E sì perché abbiamo solo descritto cosa fanno gli aspiranti innamorati non ancora in amore. E coloro che sono già fidanzati? Qua si va più sul classico e San Sarkis diventa davvero il collega di San Valentino, entrambi a presiedere scambi di promesse d’amore eterno fra innamorati e collaborando assieme alle future sorti positive della coppia.

 

G P El Cid
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