Si dice che trattino a nome dell’Ue. Il caso Merkel Hollande (fu Sarkozy)

Si dice che trattino a nome dell’Unione europea. Il caso Merkel & Sarkozy / Hollande
Si dice che trattino a nome dell’Europa o per l’Europa: scegliete voi.
Si dice che scottino le linee telefoniche di Merkel e Hollande in direzione Tsipras, in una vorticosa serie di contatti con la indebitata Grecia.
Si dica quel che si vuole ma si consideri che Io non sono in una fase nazionalista: direi lo stesso fossi portoghese o croato, piuttosto che polacco o irlandese. Scegliete voi.

Non discuto nemmeno che la Grecia sia eroica o fallita, che sia truffata o pigra, che sia quel che si vuole: non rileva nel merito.

Merkel e Sarkozy. Immagine di repertorio.
Merkel e Sarkozy. Immagine di repertorio.

Non mi interessa ora.
Rilevano questi altri fatti, invece. Merkel e Sarkozy, anni addietro, erano a parlare di debiti ed Europa e di spread e di doveri (giusti o sbagliati), pontificando (giustamente o meno) anche contro l’Italia.
Ora il duo che va a trattare per risolvere i problemi dell’Unione europea e non solo (crisi ucraina… ) ed emettendo sentenze che parlano in nome dell’Unione europea è il duo è Merkel Hollande, ma la sostanza non cambia nonostante quel 50% di cambiamento nella coppia.
Il punto non è di merito limitato al caso greco ma superiore: di forma, di forma e procedura democratica.
Merkel, Sarkozy o Hollande hanno pieno e totale diritto di dire e fare la loro attività politica, ma non possono permettersi di parlare a nome dell’Europa e nemmeno mio senza specifico incarico o delega.
Mi lamento non perché io sia minoranza uscita sconfitta dalle elezioni (che non ci sono state per eleggere il duo di comando): se vince la maggioranza, infatti, il “mio” presidente che non ho votato ha diritto di parlare anche per me. Le regole, condivise, stabiliscono che io sconfitto democraticamente sia rappresentato comunque dal vincitore che non ho votato.

Merkel e Hollande
Merkel e Hollande

Mi lamento non perché io sia italiano, perché se fossi tedesco in quanto cittadino dell’unione europea o francese in quanto cittadino dell’Unione europea mi lamenterei lo stesso perché Merkel-presidente di turno francese parlerebbero per me solo ed esclusivamente in quanto tedesco o francese (che li ha votati o meno, non importa). Merkel Sarkozy e Hollande non possono parlare per me, come cittadino dell’unione europea, perché io non ho avuto modo di sceglierli/o non sceglierli, non c’è stato il momento di dialettica democratica da cui scaturisce per il vincitore l’autorità di parlare per tutti, sostenitori o meno.

E’ un problema di ordine di rappresentanza e di potere: è un problema di democrazia.
Per me, contrario o meno alle sue opinioni, per me comunque può parlare la Commissione europea, può parlare persino Eurogruppo (attenzione! Eurogruppo, con scelte di competenza da Trattato Ue e secondo procedure e senza possibilità extra-procedure di delegare ad altri). Per me può persino parlare Draghi e la Bce!

Ieri mi si diceva: «si va beh però»… e nel si va beh però non c’è un voto delegante ma c’è una semplice e libera accondiscendenza.
L’accondiscendenza non è negli istituti formali della democrazia, come non è nemmeno presente in quelli sostanziali. E’ un atteggiamento devolutorio ma non atto delegatorio.
Mi rimetto nelle mani della Merkel o di Sarkozy/Hollande, che bontà sua o loro, farà/faranno forse i miei interessi e/o anche forse bene.

Hollande Tsipras e Merkel all'incontro di Riga
Hollande Tsipras e Merkel all’incontro di Riga

Come potrei essere, comunque, sereno che un ordine pubblico sia gestito dal bravo gruppo di ragazzotti per bene del quartiere, figli di ottime famiglie e che vogliono dedicarsi al benessere della collettività, educati e civili che fanno la ronda al posto della polizia. Tutti bravi, tutti buoni, tutto forse perfetto ma tutto fuori dai canoni di una democraticità per cui se i ragazzotti m’intimano l’alt io posso tirare dritto e al massimo rischiare una ritorsione della banda dei bravi angeli custodi di quartiere mentre se lo avesse intimato la polizia avrei dovuto fermarmi o rischiare di commettere un reato. Autorità, democrazia e potestà e quindi rispetto delle regole e non accondiscendenza o regola del male minoreMagari efficaci, magari efficienti, persino probabilmente buoni: di certo non democraticamente istituiti e delegati e senza alcuna autorità per fare un ordine pubblico e tantomeno l’ordine pubblico tipicamente democratico.

Arriviamo al nocciolo: l’autorità di poter parlare a nome mio in quanto Io in quel momento di vita sociale e civile che si chiama democrazia.
I fattualisti spicci potranno metterla su una sorta di asse che, per potenza e forza, rappresenta L’Unione europea e quindi anche me, se non fosse che il loro avversario dialettico in Grecia, Tsipras, è uno che ha l’autorità per parlare a nome del suo popolo e non per una questione di Pil o di altre grandezze economico-politiche che non sono democratiche per quanto assai importanti.

Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione europea
Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione europea

Il paradosso ulteriore è che ad arrogarsi di parlare (o, se sbagliassi nel dire questo, ad attribuire che parlino a nome dell’Europa e quindi del mio Io cittadino dell’Unione europea per quella quota di potere sovrano che ho, infinitesimale ma non pari a zero) siano pure i vice come il «vice-cancelliere tedesco, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, che ritiene “difficilmente immaginabili” nuovi negoziati dopo la vittoria del no al referendum. Il ministro degli Esteri tedesco, Frank Walter Steinmeier, però, dice: “Il risultato va accettato”»[1]. Cioè: in Italia le testate giornalistiche rilanciano commenti non solo più della Merkel, che fa piacere sapere cosa dica ma su un piano di politica estera e non tanto d’Unione europea in senso stretto, ma anche del vice e persino di un ministro tedesco che, bontà sua, afferma perentorio che il risultato «va accettato» mentre il primo parla di nuovi negoziati difficilmente immaginabili (da lui? A quale titolo?).
E… da chi va accettato?
Da me o dal mio Io cittadino italiano perché lo dice un vice o ministro tedesco (grazie, ma mi bastano i miei vice e i miei ministri o sottosegretari o delegati) o dal mio Io cittadino dell’Unione europea per il quale quel che pensa il vice cancelliere di uno stato membro equivale a ciò che pensa un mio equivalente cittadino dell’Unione europea che, combinazione, fa il politico in un paese di uno stato membro?

Alla fine, forse solo in italia forse no, si sta dando voce e si sta prestando orecchio e si avalla l’opera di persone e ruoli che esorbitano quello che è un sistema democratico di rappresentanza per una Unione europea di stati membri.

La Grecia, che avrà ragione o torto e tutto il grigio nelle sue sfumature che stanno in mezzo ai due stremi, sta di fatto dando lezioni di piena democrazia interna, con un colpo di reni degno di una pagina di epica antica, mentre noi si sta a trepidare per ciò che pensano e dicono due pur pregiati e rispettabili capi di stato dei due dei maggiori stati membri dell’Unione europea, o i relativi vice e ministri e da lì a scendere, quando su un piano formale democratico, davanti al mio infinitesimo Io cittadino dell’Unione europea e cittadino italiano, il duo germano-franco,  in stile antico Merkel-Sarkozy o in stile contemporaneo Merkel-Hollande, può apparire  come la divina e terribilmente potente coppia dell’Olimpo Zeus-Era piuttosto che i più simpatici ma inconcludenti Gianna e Pinotto o goffi Stanlia e Ollio, ma non di certo ruoli democraticamente rilevanti davanti a me che possano a pieno titolo parlare a mio nome secondo democrazia da Unione europea.

E se lo afferma, magari a torto ma rileva anche il sentiment in politica,  un europeista convinto come il sottoscritto…

G P El Cid

 

[1] http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Referendum-Grecia-urne-chiuse.-Primi-exit-poll-il-no-avanti-0a92d1b9-4424-4aa9-bec2-eb954b1f9ecc.html

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