Stazioni d’Italia, Napoli Centrale (di Rosaria Fortuna)

Oggi vi racconterò della stazione ferroviaria di Napoli Centrale

In passato, la rete ferroviaria iniziava e finiva a Napoli Centrale. La divisione dell’Italia era un fatto più che tangibile e viaggiando in treno te ne accorgevi. Adesso che il mondo dilatandosi si è anche ristretto, l’Italia è diventata più coesa, o semplicemente aver deciso di trasformare gli snodi ferroviari in luoghi più confortevoli e simili tra di loro ha fatto sì che Napoli Centrale, non Roma Termini, né Milano Centrale sia la stazione più varia ed eterogenea, quella che ha mantenuto una sua identità che trattandosi di Napoli è un’identità di matrice in un ceto senso anarchica.
Chi non ricorda l’assoluta infrequentabilità negli Anni ’80 della stazione durante il fine settimana?
Così è difficile pensare, oggi, ad una stazione più comoda di quella di Napoli, grazie anche alle sue tre linee metropolitane, circumvesuviana compresa, linee che mettono in contatto la città con le sue molteplici periferie e che fanno sì che Napoli continui a rimanere capitale di sé stessa, più che di un regno che fu. Appena si arriva a Napoli Centrale, si è investiti dagli odori e dal calore di una città che accoglie, oggi ancor di più, visto che Napoli è diventata una delle mete turistiche più importanti nazionali ed internazionali.

Scorcio partenopeo, (foto di Rosaria Fortuna)

A differenza di Roma Termini, dove i turisti sembrano uscire da un’astronave e vivere per sé all’interno della stazione e poi della città, a Napoli Centrale tutti quelli che vi approdano si confondono, mescolandosi con il luogo, appena iniziano a bere un caffè,  a mangiare una sfogliata, riccia o frolla che sia, un babà e così tutto restituisce un passo differente all’intero paesaggio. Se Napoli Centrale ha vissuto un cambiamento quindi, il carattere è antropologico e a carico e per merito anche di questo nuovo modo di viverla, anche da parte dei turisti. All’interno della stazione gli spazi adibiti allo shopping non sono allettanti quanto tutto quello che la città offre a chiunque,  ma riescono a coniugare l’esigenza del viaggiatore/pendolare italiano e straniero che, mentre è di passaggio, cerca di ingannare il tempo con quello che è diventato un modo di negare il tempo: spendendo danaro per tutto ciò che è superfluo.

E così chi vuole acquistare libri troverà “Feltrinelli” ad accoglierlo, chi ha bisogno di fare la spesa potrà approdare alla Conad, chi vorrà portare a casa i prodotti tipici campani potrà scegliere tra diversi luoghi di approvvigionamento. Chi uscirà fuori dalla Stazione troverà la Napoli a strati di sempre, né giusta né sbagliata ma quella reale, quella che è nuda e che nessuno vuole vedere e che non è solo un dato di Napoli Centrale ma dell’Italia tutta. Unica nota negativa: la sparizione del pianoforte per motivi di sicurezza. Era bello arrivare a Napoli e vedere la gente raccolta attorno al musicista del momento. Un prova ulteriore della cultura e della civiltà partenopee.

Rosaria Fortuna

 

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