Storie di fortuna e di altri infortuni linguistici

Fortuna

Punto di partenza di questa riflessione è fortuna, caso emblematico di quelle parole che hanno mantenuto la medesima forma nel corso della storia linguistica pur venendo stravolte nel significato. In questo caso lo stravolgimento non è stato uno slittamento o un andare dietro ai cambiamenti introdotti nella società, bensì una polarizzazione, che ha fatto perdere al sostantivo la sua prerogativa, quella di essere una “vox media”. Ovvero di costituire un elemento accessibile linguisticamente senza per questo essere definibile. Insomma, che alla base di fortuna ci sia il “forse” è chiaro: ma la natura di questo forse, se favorevole o meno, era solo il contesto a renderla perspicua.

Fortuna? Forse!

Derivato proprio da fors, forma strettamente imparentata con sors (vera e propria coppia minima, in cui a cambiare è solo un tratto distintivo della fricativa iniziale), fortuna indicava infatti la condizione dell’incertezza, che, nell’avvio dei Carmina Burana musicati da Carl Orff verso la metà degli anni Trenta, trova forse la sua più potente rappresentazione, essendo lì assimilata a una luna, incostante nell’atteggiamento, che sempre cresce o va diminuendo.

O Fortuna
velut luna
statu variabilis,
semper crescis
aut decrescis;
vita detestabilis
nunc obdurat
et tunc curat
ludo mentis aciem,
egestatem,
potestatem
dissolvit ut glaciem.

Autore anonimo, la Ruota della Fortuna, dal Codex Buranus

Voces mediae

La condizione di “medietas” non è esclusiva di fortuna, che per questo tratto risulta apparentata a sostantivi quali sors, ‘la sorte’, che come si è visto è un suo equivalente quasi gemello, spes o il suo deverbale spero, che significano ‘attesa, aspettativa’ senza precisare se buona o cattiva, ma che, proprio come fortuna, in italiano si polarizzano solo sul versante positivo dell’asse, a differenza di quanto nello spagnolo esperar, che mantiene ancora oggi questa duplice possibilità interpretativa, (‘attendere / sperare’) lasciando al testo la selezione del significato.

Tra i casi di voces mediae da manuale c’è anche quello in cui, al contrario, in italiano arriva un significato polarizzato al negativo: è ciò che accade al latino tempestas, che da ‘tempo atmosferico’ indifferentemente bello o brutto, ci giunge solo per dare voce a una condizione atmosferica negativa e pericolosa.

Analoga la sorte (!!!) di monstrum, che, da cosa che lascia a bocca aperta, portentosa, passa a indicare ciò che è oggi evocato da mostro.

Il caso di evento potrebbe invece essere citato come esempio di vox media che ancora oggi mantiene integra questa caratteristica, a dispetto dell’altissima frequenza d’uso del termine, o forse per via di ciò che indica.

Se però all’analisi e alla valutazione di cosa costituisca una vox media e di quali siano le sue caratteristiche si volesse affiancare un contenuto di natura morfologica da orientare anche in senso di un incremento della competenza lessicale, potrebbe risultare utile proporre un ragionamento fondato sulla costruzione di serie o paradigmi lessicali.

La risposta offerta dal(la) parlante medio/a in termini di famiglia lessicale della fortuna, ci restituirebbe di certo una serie comprendente

  • malfortunato
  • portafortuna
  • sfortuna
  • sfortunatamente
  • sfortunato
  • portasfortuna

ma difficilmente, salvo eccezioni diversamente motivabili, troveremmo tra i membri della famiglia altri parenti inattesi, che con un colpo di clic si potrebbero invece ricavare attraverso la consultazione di un repertorio lessicografico dell’uso di ampia portata, quale il GRADIT di De Mauro, da investigare servendosi di un software quale quello elaborato, alcuni anni fa, da Giuliano Merz, ad oggi non più aggiornato ma comunque gratuitamente utilizzabile.

Fortuna… GRADIT

La consultazione del GRADIT effettuata attraverso il dizionario inverso o, come in questo caso, il morfemario sviluppato da Merz, ci restituisce infatti, in aggiunta a tutte le forme poc’anzi citate, con la sola eccezione di portasfortuna, assente, anche queste forme

  • antiinfortunistico
  • antinfortunistica
  • antinfortunistico
  • infortunarsi
  • infortunata
  • infortunatamente
  • infortunato
  • infortunio
  • infortunista
  • infortunistica
  • infortunistico

difficoltose, per chi parla italiano oggi per lo più basandosi su competenze acquisite e non apprese, da associare a fortuna per via dell’allontanamento semantico realizzatosi nel corso dei secoli.

Il rapporto tra fortuna e infortunio, o, più esattamente, il fatto che a prima vista non si ravveda alcun rapporto tra fortuna e infortunio, esemplifica al meglio il caso di serie lessicali che assumono dimensioni e fattura diverse a seconda del grado di competenza linguistica che si possiede.

Qualora, anche per aumentare la dimestichezza con la lessicografia di alto livello, si volesse integrare ulteriormente la famiglia lessicale di fortuna, attraverso la consultazione del GDLI  (Grande dizionario della lingua italiana) si potrebbero aggiungere le locuzioni:

  • mezzi di fortuna
  • il gioco della fortuna

ma anche una riflessione su un termine che nel lessico fondamentale è entrato di prepotenza perché iperusato nell’ambito delle cronache calcistiche e, sebbene in modo meno trasversale, soprattutto nelle fasce di età più basse, in quelle degli incidenti sul lavoro.

Si tratta di infortunato, passato dal significato, già polarizzato, di ‘chi/che non è fortunato’, a quello sviluppatosi a partire dall’accezione di infortunio, a sua volta non più corrispondente a ‘evento imprevisto e dannoso’ ma a quella di ‘chi ha subito un imprevisto in special modo sul piano fisico’.

Un’ultima considerazione, infine per fortunale: indicante la ‘tempesta con vento’ sin dal XIV sec, attestato invece nel DELI (Dizionario etimologico della lingua italianadi Cortelazzo e Zolli.

Per Bruno Migliorini, il significato di fortuna per ‘tempesta, temporale’ che avrebbe fatto da base a fortunale si legherebbe al significato originario di ‘caso’.

Non è escluso, però, almeno secondo me, che si possa trattare di un impiego di natura eufemistica, come beneventum per maleventum. Temendo gli esiti nefasti del vento, si sarebbe perciò invocato il vento con il nome di colui che procede dalla buona sorte.

Una battuta sulla lingua che cambia, per concludere questa pillola

Alla radice di fortuna da ricondurre anche l’aggettivo fortuìto. Sì, fortuìto, che, come gratuìto, devono la ritrazione di sede dell’accento a una errata scansione della voce latina. La storia linguistica ha fatto il resto, provocando una spaccatura nella comunità linguistica, che ancora contrappone in modo netto parlanti che usano l’una o l’altra forma per ragioni che sarebbe superficiali liquidare come dovute a ignoranza, giacché si tratta di variabilità della lingua.

Insomma, sulla giustezza anche normativa originaria di fortuìto e gratuìto c’è … la parola di dizionari etimologici… da non sottovalutare in un momento storico in cui, via social, ci si accapiglia, anche, o forse soprattutto, senza avere competenze metalinguistiche, al leggere titoli di giornale su presunte, autorizzate dall’alto, discese di cane.

Per evitare inutili polemiche e spargimenti di velenoso sdegno sulla salvaguardia della lingua, sarebbe allora bastato leggere fino in fondo quanto scritto nel post della consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca…

 

Versione video di questo contenuto (dall’Aula di Lettere del sito dell’editore Zanichelli)

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