Mela rimasta sul ramo

“Sul ramo più alto”, la mela di Saffo

“come la dolce mela su alto ramo rosseggia…”

οἶον τὸ γλυχὺμαλον ἐρεύθεται ἄχρῳ ἐπ’ ὔσδῳ

ἄχρον ἐπ’ ἄχροτάτῳ· λελάθοντο δὲ μαλοδρόπηεϛ·

οὐ μὰν ἐχλελάθοντ’, ἀλλ’ οὐχ ἐδύναντ’ ἐπὶχεσθαι

Saffo fr. 105 Voigt

 

come la  dolce mela su alto

ramo rosseggia, alta sul ramo più

alto; i coglitori la dimenticarono;

non la dimenticarono, ma

non poterono raggiungerla.

“come la  dolce mela su alto ramo rosseggia…”

La donna è paragonata da Saffo ad una mela matura, forse perché è andata in sposa non più giovane: questo si intuisce dall’accenno “ ἄχρον ἐπ’ ἄχροτάτῳ· λελάθοντο δὲ μαλοδρόπηεϛ· “ (alta sul ramo più alto; i raccoglitori la dimenticarono).

Saffo però rigetta subito l’idea. La sua sensibilità di donna non vuole rimarcare l’età non usuale della sposa proprio in un epitalamio, cioè in un canto fatto la sera delle nozze davanti alla camera nuziale e così con la negazione “οὐ μὰν sottolinea che “ Nessuno ancora l’aveva sposata perché “οὐχ ἐδύναντ’ ἐπὶχεσθαι “( non poterono raggiungerla).

Non ci è dato di sapere il perché: forse semplicemente ci sono altre mele da cogliere, altre donne da scoprire ma la più dolce, la più bella sembra irraggiungibile

Tiziana La Vitola
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