Tina Anselmi, una persona normalmente eccezionale

Qualche giorno fa è venuta a mancare Tina Anselmi. Fino a quando, per caso, ho appreso della notizia della sua morte, ammetto di essermi stupita che una persona di cui non sapevo nulla o quasi avesse così forte eco sui vari telegiornali e blog. Mi sono accorta che ben poco di questa donna, attiva in politica, mi era rimasto nella mente – leggerezza mia – e mi sono con curiosità messa a leggere, ad approfondire,  spinta, da una parte, dalla vergogna da senso di colpevole ignoranza e, dall’altro, stimolata e affascinata da quanto di così affascinante stavo apprendendo su di lei,  donna che era stata così innovativa.

Mi sono così dedicata una buona parte del mio tempo libero per documentarmi e ho avuto modo così di poter apprezzare una donna che non conoscevo nella sua pienezza, nel suo grande impegno e ruolo, che ha fatto della libertà e della politica per la libertà la sua vita.

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“È veramente per la libertà che noi combattiamo, questa battaglia noi conduciamo nelle campagne, nelle fabbriche, in ogni paese, tra i giovani, fra le donne”
Tina Anselmi, Tribuna Elettorale (1963)

Di umili origini, nasce il 25 marzo del 1926 a Castelfranco Veneto. Ha appena 17 anni nel ’44 e l’esperienza sconvolgente della guerra la colpisce direttamente. Vede un gruppo di giovani partigiani impiccati dai fascisti e come racconta lei stessa

“la mia attività incomincia come reazione all’impiccagione di un gruppo di ragazzi che erano ostaggi e che quindi non avevano responsabilità rispetto ai fatti d’arma che si sono succeduti…io e anche altri dicemmo che, con questi fatti non è possibile che non si  faccia niente, dobbiamo muoverci”.

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Tina diventa così staffetta partigiana, ruolo che veniva svolto per lo più da ragazze, donne

“eravamo in poche, eravamo 5 o 6 ragazze, anche perché il lavoro che eravamo chiamate a fare era un lavoro molto impegnativo, ma anche un lavoro che dovevamo evitare di pubblicizzare, e quindi per esempio io stessa avevo un nome di battaglia: ero conosciuta anche dagli altri partigiani come Gabriella. Io per esempio avevo come compito quello di portare messaggi, materiali, avvisare se c’erano tedeschi in zona”.

È un compito duro, impegnativo, che la vede in sella ad una bicicletta per 100-120 km al giorno, con la paura di essere scoperta e passare gli orrori della tortura, ma con il coraggio di non arrendersi, di non soccombere.

“Le donne nella guerra partigiana sono state essenziali. Non solo lo dicono gli storici, lo dicono i militari che sono vissuti accanto a queste donne. Allora io dico, convintamente, che la qualità della politica sarebbe migliore il giorno che ci fossero più donne, accanto agli uomini, a gestire i problemi del Paese”.

Finita la guerra si laurea in Lettere a Milano, alla Cattolica; si iscrive alla Dc e lavora con i sindacati soprattutto i tessili, per migliorare le condizioni delle donne nelle filande. Altra battaglia in cui Tina si butta a capofitto, con questo rispetto profondo della giustizia che muove tutti i suoi passi. Diventa poi deputata, rimanendo in parlamento  per quasi vent’anni, dal ’68 all’87.
Si occupa soprattutto di lavoro e di sanità, fino al salto che non ti aspetti: nel 1976 Tina Anselmi diventa la prima donna ministro italiana, ministro del Lavoro. La prima donna ministra, come diremmo oggi.

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Ma è nell’81 che le viene affidato il compito più difficile della sua vita: la presidenza della Commissione d’Inchiesta Parlamentare sulla Loggia Massonica P2. Pagine e pagine da analizzare, faldoni, audizioni di 190 indagati, una lista di 900 persone aderenti alla P2 da verificare. Viene criticata, viene quasi additata come “sentimentale” nel trattamento dell’indagine. Eloquente rimane nella sua estrema sintesi quanto dichiarato da Tina Anselmi, intervistata da Enzo Biagi in relazione al caso delle dichiarazioni ripetute d’attacco da parte del presidente del suo stesso partito, Flaminio Piccoli,

Enzo Biagi “É vero che i peggiori nemici si hanno nel proprio partito?”
Tina Anselmi: “Credo di sì”.

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Integra, semplice, vera, schietta e coraggiosa, Tina non si fa abbattere e anzi continua e porta a termine una relazione conclusiva votata e approvata a quasi maggioranza.

“La loggia Massonica P2 è stata lo strumento di cui ci si è avvalsi per condizionare la vita politica del nostro Paese. Che questa lettura politica non sia solo la mia lettura, perché allora avrebbe pochissimo valore, è dimostrato dal fatto che su 40 membri della Commissione d’Inchiesta, 36 hanno approvato la relazione che ho presentato. Voglio ricordare che mai nella storia politica, parlamentare del nostro Paese una maggioranza così grande ha votato una relazione conclusiva”.

Tina Anselmi e il suo impegno per la memoria, per il futuro e per i giovani:

“I giovani devono sapere il prezzo che abbiamo pagato con la vita, con le torture, con le tragedie che si sono abbattute nelle nostre famiglie, nei nostri paesi. Per non dimenticare, ma fare della memoria l’arma pacifica che ci permette di non ripetere gli errori che hanno portato al fascismo. Abbiamo bisogno che la cultura sia a servizio della verità, una verità che vede oggi a sessant’anni dalla fine della guerra, che vede ancora tentativi di mistificazione, tentativi di contrabbandare qualcosa che non è parte del nostro patrimonio. E quindi auguriamoci tutti, resistenti di allora, di essere anche capaci di fare questo servizio per l’Italia di domani”.

Una donna per la politica e una politica vista dal punto di vista delle donne, senza essere subalterna, ma artefice del proprio destino e anche del destino del Paese, lottatrice accanita per la giustizia e i diritti, per la libertà e per la pace.
Ho scoperto una donna immersa nel suo tempo, ma con un’incredibile visione del futuro. Mi piace pensare di vederla lì, nel suo paese, Castelfranco, conosciuta da tutti e vicino a tutti a elargire sorrisi e consigli così come la descrive sua nipote:

“Penso che un pregio della zia sia il fatto che è una persona normalmente eccezionale, cioè ha fatto, ha avuto una vita pazzesca, ha incominciato a 17 anni come staffetta partigiana e poi va beh, tutti sappiamo quello che ha fatto dopo, però non ha mai fatto di questo un vanto e ne avrebbe avuto, secondo me, tutti i diritti no?!”

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