Cos’è
L’enciclopedia Treccani definisce il vaccino come “Preparazione rivolta a indurre la produzione di anticorpi protettivi da parte dell’organismo, conferendo una resistenza specifica nei confronti di una determinata malattia infettiva (virale, batterica, protozoaria). “
Il nostro sistema immunitario, infatti, è in grado di ricordare tutti i microrganismi dannosi con cui viene a contatto e “prepararsi” di conseguenza. Non sempre la copertura è perfetta, ma in media se il batterio, virus o protozoo la prima volta ha il tempo di sviluppare dei sintomi prima che i nostri anticorpi agiscano, la seconda verrà neutralizzato all’ingresso. Se si potesse quindi far venire in contatto col sistema immunitario il microrganismo reso innocuo, non ci sarebbe la prima fase, quella di malattia, ma si svilupperebbe comunque la memoria immunitaria. In breve, questo è il ragionamento alla base dei vaccini.
Storia
Già intorno all’anno 1000 d.C. in India e Cina si usava contagiare volontariamente le persone col vaiolo bovino, una forma più lieve, per prevenire la forma umana o emorragica.
Il primo tentativo in Europa fu fatto da Edward Jenner, medico e ricercatore inglese, nel 1796. Notando che le mungitrici che contraevano la forma bovina del vaiolo risultavano immuni alla forma umana, pensò di innestare una piccola quantità di materiale purulento prelevato dalla ferita di una malata nel braccio di un bambino di 8 anni. Il bambino non sviluppò disturbi e diventò anch’esso immune al vaiolo. Dalla provenienza bovina di questa prima forma di immunizzazione attiva deriva quindi il nome “vaccino”. Il metodo di Jenner si diffuse rapidamente, grazie anche a Napoleone che nel 1805 lo rese obbligatorio per le sue truppe, e un anno dopo estese l’obbligo alla popolazione francese. Fu poi Pasteur a perfezionare la scoperta e dargli nuovo impulso, con lo studio della microbiologia, dei virus, e con l’intuizione che anche l’agente stesso della
malattia se reso in qualche modo innocuo, o meno dannoso poteva essere usato come vaccino.
All’inizio dell’800 si diffuse fra gli Stati europei l’idea dell’obbligo vaccinale, basata sulla speranza di eradicare alcune patologie molto gravi e diffuse. In effetti l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarerà nel 1980 l’eradicazione del vaiolo e nel 2002 quella della poliomielite dal territorio europeo. Queste conquiste tuttavia non sono permanenti. Con la facilità che si trova oggi a viaggiare, e il numero alto di persone che per lavoro o per piacere si sposta ogni giorno fra i diversi continenti è intuitivo capire quanto sia concreto il rischio che queste malattie, ancora endemiche in alcuni Paesi, rientrino anche da noi, e attecchiscano grazie al clima rilassato e alla diminuzione di persone immuni. Nel 2010 infatti lo stato di regione polio-free è stato messo in dubbio per la comparsa di 500 casi verificatisi in Kazakhstan, Russia, Tajikistan e Turkmenistan (fonte http://www.salute.gov.it/imgs/c_17_pubblicazioni_1721_allegato.pdf).
In Italia, le malattie per le quali sono state condotte vaccinazioni di massa sono pressoché eliminate (Difterite, Poliomielite) o ridotte ad un’incidenza molto bassa (Tetano, Epatite B, Haemophilus influenzae tipo b); per altre malattie, tipiche dell’infanzia, si è pervenuti ad una veloce e costante diminuzione dell’incidenza grazie all’aumento delle coperture vaccinali (Pertosse, Morbillo, Rosolia, Parotite). Tuttavia con l’introduzione di un quadro di devoluzione delle competenze e delle responsabilità in materia sanitaria le Regioni hanno la responsabilità, pressoché esclusiva, dell’organizzazione e gestione del servizio sanitario, mentre lo Stato ha la responsabilità di stabilire quali sono le prestazioni sanitarie “essenziali” (LEA) che tutte le Regioni devono offrire ai cittadini, ovunque residenti.
Come funziona e com’è fatto – L’immunoprofilassi
Bisogna introdurre, parlando di vaccini, dei termini tecnici essenziali per comprendere in pieno l’argomento. Innanzi tutto si può parlare di due tipi di immunizzazione:
- Immunizzazione passiva: si esegue per patologie per cui non esistano vaccini sicuri e in pazienti che si sospetta abbiano contratto la patologia per evitarne gli esiti mortali o le complicazioni. Per esempio, se una persona non vaccinata contro il tetano si ferisce in un modo considerato a rischio, o se si viene morsi da un animale sospetto per rabbia, si può procedere con questo tipo di procedura. Si iniettano le immunoglobuline specifiche, ossia si fa dall’esterno quello che il nostro sistema immunitario avrebbe fatto da solo se fosse stato preallertato. Questo tipo di immunità è di breve durata, perché essendo esterne, le immunoglobuline iniettate vengono via via eliminate dall’organismo e non sostituite, ma è in grado.
- Immunizzazione attiva: è quella che si ottiene dai vaccini. I globuli bianchi vengono in contatto con parti di batterio, virus o protozoo, o con il microrganismo intero, e preparano e secernono essi stessi le immunoglobuline adatte. Da questo momento in poi saranno in grado di ripetere il procdimnto di analisi e risposta in modo molto più veloce ed efficace.

Non tutti i vaccini, poi, sono uguali. Dalla materia purulenta inoculata direttamente da Jenner abbiamo fatto notevoli passi avanti, ed ora disponiamo di cinque tipi diversi:
- Microrganismi vivi ma attenuati. In questo caso i patogeni sono vivi, ma allevati in modo da attenuarne la virulenza, ossia la capacità di creare malattia. Scatenano un’immunità molto forte, ma hanno un rischio, seppure basso, di riattivazione. Appartengono a questa classe i vaccini anti-TBC (antitubercolosi), anti-tifo, anti-polio (di Sabin), anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella-zoster.
- Microrganismi uccisi. L’immunità scatenata è comunque alta, ma non c’è rischio di riattivazione. Comprendono i vaccini anti-pertosse, anti-colera, anti-polio (di Salk), anti-rabbico, anti-Epatite A e anti-influenzale.
- Preparati con antigeni modificati. Un antigene è una molecola appartenente all’agente patogeno. I nostri globuli bianchi agiscono a livello molecolare e riconoscono in realtà appunto gli antigeni. Se introduco un microrganismo, attiverò risposta contro molte delle molecole che lo compongono, ma a volte basta inoculare alcuni antigeni identificativi. Rientrano in questa classe i vaccini anti-pertosse, anti-Haemophylus, anti-meningococco, anti-pneumococco, anti-tifo, anti-Epatite B e anti-influenzale.
- Anatossine. Alcuni patogeni sono dannosi non tanto per la loro azione diretta, ma per i danni prodotti dalle loro tossine. E’ quindi importante riuscire a neutralizzare queste ultime prima che il responsabile. Si inoculano quindi delle anatossine, ossia tossine inattivate. In questo gruppo rientrano i vaccini anti-difterite e anti-tetanico.
- Sintetici. Grazie alla tecnologia del DNA-ricombinante si sta tentando di produrre vaccini composti solo dalla parte in grado di scatenare l’immunità. In qusto modo si combinerebbe la forte reazione immunitaria con l’assoluta sicurezza. Al momento però gli unici in commercio sono il vaccinoanti-Epatite B e anti-HPV (papillomavirus).
Un’altra cosa da tenere in considerazione è l’effetto sulla popolazione. Se una malattia è endemica vuol dire che è diffusa sul territorio. Pertanto le mie possibilità di venire a contatto con essa sono molto alte. In questi casi vaccinarsi offre protezione al singolo. Se per esempio vado in un Paese in cui la malaria è endemica, converrà che mi vaccini per la mia protezione personale.
Tuttavia se inizio un piano di vaccinazioni sistematiche e diffuse, arriverò a rendere immuni ad una patologia la maggior parte degli individui. Si ritiene che se in una popolazione il 95% è vaccinato, verrà fornita protezione indiretta anche al rimanente 5% per l’effetto della cosiddetta herd immunità, o immunità di gregge. In pratica, se anche si introduce un individuo ammalato la probabilità che venga a contatto con una persona non immunizzata è così bassa che si può quasi ritenere eradicata la patologia. E’ un concetto che purtroppo sta venendo messo in discussione dalla forte tendenza migratoria delle popolazioni attuali, ma spiega come chi sceglie di non vaccinare i propri figli stia facendo una scelta che andrà ad impattare sull’intera comunità in cui vive.
Verità e bufale
Come tutti i medicinali anche in questo caso possiamo parlare di effetti collaterali. Tuttavia è importante avere ben presente il rapporto fra benefici e rischi. In particolare, sapere a che rischi vado incontro vaccinando, e in quale percentuale, e in quali incorrerei non vaccinando, e con quale probabilità.
La ricerca medica è sempre tesa a massimizzare gli effetti positivi e minimizzare o eliminare quelli negativi. Questo è dimostrato dai molti tipi di vaccini presenti, a volte anche per la stessa patologia, ma anche dalla nuova attenzione agli altri componenti del prodotto. Infatti non solo il microrganismo o sue parti compongono il farmaco, ma anche prodotti che servono a stimolare la reazione immunitaria, o a mantenere il patogeno inattivato, oppure più prosaicamente conservanti e stabilizzanti. Ognuna di queste componenti può stimolare allergia in soggetti predisposti o dimostrarsi dannosa, sul lungo periodo. A volte alcuni effetti collaterali non sono individuati nelle fasi di sperimentazione, pur lunghe e dettagliate, ed emergono quando il farmaco è già stato distribuito. Anche dopo la messa in commercio, comunque, non cessa la vigilanza farmacologia. Se vengono segnalati dai medici somministratori effetti collaterali, si cominciano studi mirati su quel sospetto, che possono portare alla smentita o al ritiro del prodotto. Per fare un esempio il thimerosal, uno stabilizzante a base di mercurio, è stato lungamente usato nei vaccini, ma è ora stato rimosso nonostante il suo legame con casi di autismo sia stato smentito da recenti studi.
Spesso si è diffidenti nel vaccinare i propri figli secondo il calendario proposto perché li si ritiene troppo piccoli. In realtà il neonato gode di un’immunità passiva dovuta agli anticorpi materni, ma è di breve durata dopo il parto e copre solo le malattie a cui anche la madre è immune. E’ vero che se il bambino viene allattato al seno continua a mantenere un’immunità passiva grazie agli anticorpi che assume con il latte, ma questo non lo metterà del tutto al riparo, e lo esporrà anzi al rischio di infettarsi più spesso e più gravemente durante lo svezzamento, quando rimarrà improvvisamente scoperto.
Un altro dubbio riguarda la possibilità di vaccini associati, i cosiddetti polivalenti. Non è stato dimostrato da alcuno studio clinico che il fatto di essere sottoposti a più vaccinazioni in un’unica somministrazione esponga il paziente a reazioni avverse più gravi o di diverso tipo.
Per gli effetti collaterali legati alle malattie più comuni e ai relativi vaccini allego la tabella molto ben fatta dell’articolo “rischi reali connessi alle vaccinazioni” di Giovanna Zanoni, Roberta Opri, Ugo Moretti, Giuseppina Napoletano, Liera Chiara, Antonio Ferro
Tabella 1: Rischi delle malattie paragonate ai rischi delle vaccinazioni (a cura di Rocco Iudici, Serena Miotto, Antonio Ferro)
Rischi relativi alla malattia | Rischi relativi alla vaccinazione |
Morbillo 1Polmonite: 1/20 Parotite 2Encefalite: 1/300 Rosolia 3Rosolia congenita: 1/4 se contratta ad inizio gravidanza |
Vaccino MPR 6Encefalite o reazione allergica severa: 1/1.000.000 |
Difterite 4Morte: 1/20 TetanoMorte: 3/100 Pertosse 5Polmonite: 1/8 |
Vaccino DTP 7Pianto inconsolabile poi completo recupero: 1/100 |
VaricellaIncidenza: 4.000/100.000 8 Complicanze neurologiche: 0,4-10,1% dei pz ospedalizzati 11 |
Vaccino Varicella 23Soggetti sani di età compresa tra 12mesi e 12 anni (1 dose) Rash simil varicella: 3,8% |
MeningococcoIncidenza: 500.000 casi nel mondo 14 |
Vaccino Meningococcico 24Non comune (da ≥1/1.000 a <1/100): capogiro. |
Pneumococco IPDIncidenza: 15-20/100.000, 25-90/100.000 nelle fasce d’eta` estreme della vita 18. Pneumococco Non IPDIncidenza CAP: 1,6-15/1.000 19 |
Vaccino Pneumococcico 25Raro (da ≥1/10.000 a <1/1.000): reazioni di ipersensibilità compreso edema facciale, dispnea, broncospasmo, convulsioni (comprese convulsioni febbrili), rash, orticaria o rash urticarioide, reazione anafilattica, angioedema, episodio iporesponsivo-ipotonico, orticaria al sito di iniezione, prurito al sito di iniezione, vampate di calore, apnea in neonati molto prematuri. Molto raro (<1/10.000): linfoadenopatia (localizzata nella regione del sito di iniezione), eritema multiforme. |
Infezione da Haemophilus Influenzae (HiB) 20Incidenza della malattia invasiva: 1/100.000 bambini di età ≤ 5 anni Letalità: 3%-6% |
Vaccino HiB 26Molto raro (<1/10.000): reazioni allergiche, angioedema, episodi ipotonici-iporesponsivi, convulsioni, sincope o reazioni vasovagali all’iniezione, sonnolenza, apnea, orticaria, rash, gonfiore esteso dell’ arto sede dell’iniezione, indurimento al sito di iniezione. |
Poliomielite 21Incidenza annuale: prima dell’introduzione del vaccino 11.4 casi/100.000, dopo OPV (Polio Virus orale), 0.002 – 0.005 casi VAPP (paralisi associata al vaccino polio)/ 100.000. Nel 1999 è stata adottata una schedula solo IPV per eliminare i pochi casi di VAPP. |
Vaccino PoliomieliteMolto comune (≥ 1/10): Reazioni locali nel sito di iniezione (dolore, rossore, indurimento, edema)27 VAPP (paralisi associata al vaccino polio): 1/2.4 milioni dosi OPV, non possibile con IPV 21 |
Epatite B 22Incidenza: 1,29 (UE)–1,5 (USA)/100.000 persone |
Vaccino Epatite B 28Raro (da ≥1/10.000 a <1/1.000): linfoadenopatia, artralgia, parestesia, orticaria, prurito e rash. |
In Italia
Come abbiamo detto precedentemente in Italia le Regioni godono di una certa autonomia nel decidere che l’obbligatorietà delle vaccinazioni proposte. Devono tuttavia rispettare il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2012-2014 che fissa i seguenti obiettivi:
- Raggiungimento e mantenimento di coperture vaccinali ≥ 95% per le vaccinazioni anti DTPa (difterite-tetano-pertosse acellulare), Poliomielite, Epatite B, Hib (anti-influenza tipo B), nei nuovi nati e delle vaccinazioni anti DTPa e Poliomielite a 5-6 anni;
- Raggiungimento e mantenimento di coperture vaccinali ≥ 90% per la vaccinazione dTpa negli adolescenti all’età di 14-15° anni (5° dose), (range 11-18 anni);
- Raggiungimento e mantenimento di coperture vaccinali per 1 dose di MPR ≥ 95% entro i 2anni di età;
- Raggiungimento e mantenimento di coperture vaccinali per 2 dosi di MPR ≥ 95% nei bambini di 5-6 anni di età e negli adolescenti (11-18 anni);
- Riduzione della percentuale delle donne in età fertile suscettibili alla rosolia a meno del 5%;
- Raggiungimento di coperture per la vaccinazione antinfluenzale del 75% come obiettivo minimo perseguibile e del 95% come obiettivo ottimale negli ultrasessantacinquenni e nei gruppi a rischio;
- Raggiungimento e mantenimento nei nuovi nati di coperture vaccinali ≥ 95% per la vaccinazione antipneumococcica Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2012-2014 8
- Raggiungimento e mantenimento nei nuovi nati e negli adolescenti (11-18 anni) di coperture vaccinali ≥ 95% per la vaccinazione antimeningococcica;
- Offerta attiva della vaccinazione antivaricella agli adolescenti suscettibili (11 – 18 anni) e alle donne suscettibili in età fertile e ai soggetti a elevato rischio individuale e professionale;
- Raggiungimento di coperture vaccinali per 3 dosi di HPV ≥ 70% nelle dodicenni a partire dalla coorte del 2001, ≥ 80% nelle dodicenni a partire dalla coorte del 2002, ≥ 95% nelle dodicenni a partire dalla coorte del 2003.
- Raggiungimento e mantenimento di coperture vaccinali per 1 dose di vaccinazione antivaricella ≥ 95% entro i 2 anni di età, a partire dalla coorte 2014.
- Raggiungimento e mantenimento di coperture vaccinali per 2 dosi di vaccinazione antivaricella ≥ 95% nei bambini di 5-6 anni di età e negli adolescenti, a partire dalla coorte 2014
Si precisa inoltre che si posticipa l’introduzione della vaccinazione universale per la varicella in tutte le Regioni al 2015 quando saranno stati raggiunti tutti gli altri obiettivi e saranno disponibili i risultati delle valutazioni e i dati di monitoraggio provenienti dai programmi vaccinali pilota (Basilicata, Calabria, PA Bolzano, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto).
Per monitorizzare in modo immediato l’attuale copertura per e malattie trattate rimando al portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, oppure alo studio ICONA ordinato nel 2008 dall’Istituto Superiore di Sanità.
Attualmente in Italia vengono fornite gratuitamente su tutto il territorio nazionale MA non obbligatoriamente i seguenti vaccini secondo questo calendario:
Vaccino | Nascita | 3° mese | 5° mese | 6° mese | 11° mese | 13° mese | 15° mese | 5-6 anni | 11-18 anni | > 65 anni | Ogni 10 anni |
Difterite-Tetano-Pertosse | DTPa | DTPa | DTPa | DTPa1 | dTpa | dT2 | |||||
Poliomielite | IPV | IPV | IPV | IPV | |||||||
Epatite B | HBV3 | HBV | HBV | HBV | |||||||
Haemophilus Influenzae b |
Hib | Hib | Hib | ||||||||
Morbillo-Parotite-Rosolia | MPR | MPR | MPR4 | ||||||||
Pneumococco | PCV | PCV | PCV | ||||||||
Meningococco C | Men C5 | Men C5 | |||||||||
Infezione papillomavirus umano | HPV6 (2 o 3 dosi) | ||||||||||
Influenza | Influenza | ||||||||||
Varicella | Var7 (2 dosi) |
- 3° mesesi intende dal 61° giorno di vita
- 5-6 annisi intende dal 5° compleanno (5 anni e 1 giorno) ai 6 anni e 364 giorni(7° compleanno)
- 12° annosi intende da 11 anni e 1 giorno (11° compleanno) fino a 11 anni e 364 giorni (12° compleanno)
- 11-18anni si intende da 11 anni e un giorno (11° compleanno) fino ai 17 anni e 364 giorni (18° compleanno)
Con le seguenti raccomandazioni ed eccezioni:
- Dopo il compimento dei 7 anni è necessario utilizzare la formulazione con vaccino antidifto-tetanico-pertossico acellulare di tipo adolescenziale-adulto (dTpa).
- Gli adulti con anamnesi incerta per il ciclo primario di vaccinazione con dT devono iniziare o completare la vaccinazione primaria. Un ciclo primario per adulti è composto da 2 dosi di vaccino contenente tetano e difterite (dT) e una terza dose con vaccino dTpa. Le prime 2 dosi devono essere somministrate a distanza di almeno 4 settimane l’una dall’altra e la terza dose 6-12 mesi dopo la seconda. I successivi richiami devono essere effettuati ogni 10 anni (a partire dal completamento della serie primaria) e almeno una delle dosi booster di vaccino dT dovrebbe essere rimpiazzata da 1 dose di vaccino dTpa.
- Per i bambini nati da madri positive per HBsAg: somministrare entro le prime 12-24 ore di vita, contemporaneamente alle immunoglobuline specifiche antiepatite B, la prima dose di vaccino anti-HBV; il ciclo andrà completato con una seconda dose a distanza di 4 settimane dalla prima, con una terza dose dopo il compimento della ottava settimana e con la quarta dose in un periodo compreso tra l’undicesimo e il dodicesimo mese di vita, anche in concomitanza con le altre vaccinazioni.
- In riferimento ai focolai epidemici in corso, si ritiene opportuno, oltre al recupero dei soggetti suscettibili in questa fascia d’età (catch up) anche una ricerca attiva ed immunizzazione dei soggetti conviventi/contatto, non vaccinati (mop up).
- Dose singola. La somministrazione a 11-18 anni va considerata nei soggetti non vaccinati nell’infanzia.
- Per entrambi i vaccini il numero di dosi dipende dall’età del soggetto. Per il sesso femminile, nel corso del 12° anno di vita, si segue lo schema a 2 dosi: vaccino bivalente (contro i genotipi 16 e 18 di HPV) e vaccino quadrivalente (contro i genotipi 6, 11, 16 e 18 di HPV): 0 e 6 mesi. Il vaccino quadrivalente può essere somministrato anche secondo una schedula a 3 dosi (0, 2, 6 mesi: la seconda dose ad almeno 1 mese dalla prima dose e la terza dose almeno 3 mesi dopo la seconda dose; le 3 dosi devono essere somministrate entro un periodo di 1 anno.
- Nei soggetti anamnesticamente negativi e non precedentemente vaccinati è prevista la somministrazione di due dosi a distanza di un mese l’una dall’altra.

Conclusioni
Se siete arrivati alla fine di questa lunga trattazione, spero siate convinti dell’importanza di vaccinare, e di farlo seguendo il calendario suggerito, frutto di anni di esperienza e osservazione sul campo. Tuttavia, se ancora non lo siete, spero abbiate almeno chiaro a cosa state esponendo vostro figlio e quali ricadute la vostra decisione avrà anche sul resto della popolazione. Molte malattie che chiamiamo quasi affettuosamente “ dell’infanzia” sono considerate innocue ma in realtà spesso non hanno terapia. Il morbillo, per esempio. Allo stato attuale dell’arte, è bene sapere che se contro i batteri siamo forniti di antibiotici, contro i virus le armi scarseggiano. Questi piccoli scaltri microrganismi spesso sono bravissimi a mimetizzarsi con le nostre cellule, addirittura ad usarle per riprodursi in modo del tutto protetto dal nostro sistema immunitario. Un soggetto affetto da morbillo, può solo prendere dei farmaci sintomatici e sperare di non incorrere in complicazioni, tanto più frequenti quanto più avanzata è l’età. La varicella è veicolata da un virus con una predilezione particolare per i nervi, e non guarisce. Semplicemente dopo essersi sfogato si rintana in letargo, pronto a risvegliarsi sotto forma di herpes zoster, o fuoco di Sant’Antonio. La recente vaccinazione contro il Papilloma Virus permette di proteggere le donne da un’infezione molto diffusa e quasi asintomatica, che però ha un ruolo fondamentale nello sviluppo del tumore della cervice uterina, uno dei più aggressivi. Rimango senza parole quando sento proporre soluzioni drastiche per stroncare una presunta epidemia di scabbia, sottovalutando la possibilità che una malattia terribile come la poliomielite torni a diffondersi. La medicina non è una scienza esatta e non è completa, ma fa il meglio che può. Sarebbe il caso di ascoltare chi ha preparazione e accesso a materiale di ricerca serio piuttosto che affidarsi alle esperienze dei conoscenti o al primo link scovato su internet, proprio perché in quest’era di forte sviluppo scientifico e di facile diffusione di notizie è molto difficile per chi non sia preparato distinguere il falso dal vero. Verificate sempre le fonti, e verificate anche noi, proprio perché anche noi siamo potenzialmente il “primo link scovato su internet”. La conoscenza fa la differenza (cit.).