Non arretrano di un passo e, organizzati in gruppi sui social media, coagulano un numero crescente di amanti del programma radiofonico ideato e condotto da Umberto Broccoli
“La nostra ovviamente pacifica, ma ben determinata battaglia non si esaurirà nonostante tutti i no ricevuti. E’ una battaglia per la cultura e non possiamo quindi arrenderci: vogliamo solo difendere un’eccellenza e un presidio culturale com’era Con parole mie“.
Così, nonostante il tempo trascorso, la ferita per la cancellazione del programma del professor Broccoli dai palinsesti di Rai Radio1, non guarisce. Al contrario, per nulla sfiancata dal passare del tempo, monta sempre più forte la protesta del nutrito gruppo di ascoltatori, cittadini comuni. A due anni dalla chiusura della trasmissione radiofonica Con parole mie, ideata e condotta da Umberto Broccoli per 15 anni, il gruppo di ascoltatori si è ben strutturato ed organizzato con tanto di presidi attivi nei vari social media e con un incessante invio di richieste rivolte alla dirigenza di Rai Radio1.
Noi di Said in Italy abbiamo incontrato il più battagliero di questi presidi sui social media, cioè il Gruppo Facebook “Con parole mie”, occasione di un confronto con i suoi rappresentanti sulle ragioni della loro protesta: nel nostro piccolo, siamo alfieri di istanze di cultura come questa.
—————————————————————–
[SiD:] Cosa vi ha spinto a iniziare la protesta?
[Gruppo Facebook “Con parole mie”:] La chiusura di Con parole mie è stata forse la mossa più eclatante ed inaspettata, ma tutto il palinsesto di Rai Radio1 ha subito un profondo cambiamento, dirigendosi secondo noi verso un appiattimento culturale generale che ha meravigliato e sconcertato moltissimi ascoltatori. Il target di ascolto di Rai Radio1 era in gran parte costituito da persone ultra 45enni con una fidelizzazione di molte ore di ascolto durante la giornata, segno che trasmissioni culturali e di approfondimento informativo quali erano quelle che componevano il mix di Rai Radio1, erano ben accolte e seguite.
All’improvviso, al momento del cambio della dirigenza di questo canale, si è aprioristicamente deciso che Rai Radio1 dovesse diventare un contenitore di sole notizie, musica ed intrattenimento leggero, andando a sovrapporsi in gran parte alla seconda rete, Radio2, che in linea di massima ha la stessa impostazione. Non si è minimamente tenuto conto secondo noi dei gusti degli ascoltatori, adducendo come motivazione di questa decisione che Radio1 “dovesse essere svecchiata”. Come ascoltatori di Con parole mie – ci chiamiamo Conparoliani per questo – abbiamo più volte espresso la nostra opinione, con varie iniziative che troverete elencate di seguito. Sappiamo che è la prima volta che gli ascoltatori della radio ed in particolare della Rai si esprimono in maniera così continuativa e decisa. È stata la prima volta in assoluto che il DG [Direttore Generale, n.d.r.] Rai ha ricevuto una delegazione di ascoltatori che riferivano la loro opinione e sicuramente il nostro operato e la nostra protesta hanno avuto un’eco in molti ambienti, anche politici, visto che ci siamo rivolti ai componenti della Commissione di Vigilanza Rai, ottenendo di far aprire ben 3 interrogazioni parlamentari.
Quindi un buon riscontro…
No, per niente, all’opposto! Purtroppo, a seguito della nostra protesta, il risultato è stato quello di essere letteralmente censurati dalla Rai, senza mezzi termini.
In che senso?
Ad esempio, non possiamo commentare sulla pagina Facebook di Rai Radio1, perché in decine siamo stati bannati.
Il taglio della vostra protesta non è che è un po’ ad personam? Nel senso: siete un gruppo di fan del conduttore? Perché contestate questo palinsesto?
Vogliamo sottolineare che non siamo fan di Umberto Broccoli tout court e non continuiamo a protestare solo perché la trasmissione ci piaceva. La radio è per tutti noi un mezzo di ascolto utilizzato nella quotidianità, durante le più varie occasioni.
Si lavora ascoltando la radio, si guida e si fanno mille altre attività ascoltando la radio, perché permette di essere seguita senza bloccare l’utente, come invece è necessario per la televisione. Ben lo sanno le miriadi di radio private sparse per l’Italia, che trasmettono anche su territori limitati. Alla radio di Stato chiediamo di non volersi sostituire alle radio commerciali che sanno benissimo come riempire di musica e vuote parole ore ed ore di trasmissione, infarcendole sapientemente con intermezzi pubblicitari.
La radio di Stato ha la possibilità/dovere di dare un contenuto più sobrio e culturale agli ascoltatori, tanto più che conta non solo un canale o un palinsesto ma vanta una vera e propria piattaforma d’offerta articolata in molti canali e in molti diversi tagli e relativi palinsesti. Questo pensiero viene ripetuto a gran voce ovunque e in molte occasioni dalle Autorità (pag. 12 del documento Con parole nostre), ma di fatto si assiste ad un impoverimento continuo e oseremmo dire sistematico dei palinsesti, quasi ci si ponesse come obiettivo di arrivare all’appiattimento totale dal punto di vista culturale, poiché la cultura viene considerata noiosa e demodé.
E, quindi, in riferimento al prof. Broccoli e relativa trasmissione?
La trasmissione di Broccoli aveva il gran pregio di proporre la cultura classica con ragionamenti, parallelismi e deduzioni che non annoiavano, che anzi davano spunti per l’approfondimento anche a chi non aveva mai avuto né voglia, né tempo di farlo. Ascoltare una poesia di Catullo o un brano di Seneca è capitato raramente o non è mai capitato a chi non ha fatto il liceo classico e venirne a conoscenza, ascoltarla con la giusta intonazione e vedere ciò che viene raccontato, non è qualcosa che può essere etichettato come vecchio e dismesso a capriccio. Non si tratta di una trasmissione qualsiasi, evidentemente. Pensi anche solo a tutte quelle persone che per qualche ragione hanno un qualche disagio psicologico o fisico: i malati, le persone non vedenti, i carcerati, gli anziani soli. Avevano tutti la possibilità di godere di qualcosa che altrimenti non avrebbero mai visto o conosciuto.
Imparare e vedere alla radio con la trasmissione Con parole mie era davvero possibile?
Sì, assolutamente. Il prof. Broccoli e il suo gruppo di lavoro avevano trovato l’alchimia per rendere fruibile e poco polveroso un immenso patrimonio di cultura e per adeguarlo ai giorni nostri. Anzi, il percorso principe era proprio partire da un’occasione di oggi per riscoprirne le radici storiche o le diverse risposte che nella storia il tema aveva ricevuto. Vedere, letteralmente, vedere grazie alla radio, grazie alla lettura dei contesti storici di riferimento.
In questo, Con parole mie rimane un programma secondo a nessuno, un’alchimia da radio 2.0, se vogliamo dirla con i modi di dire di oggi. Basti pensare alla possibilità del podcast, di avere cioè fruibile la trasmissione grazie ad internet in qualsiasi momento della giornata: una vera e propria biblioteca digitale del sapere.
Questo è il frutto di un perfetto lavoro di progettazione e realizzazione da parte della squadra del professor Broccoli e questo ci manca e per questo siamo impegnati nella nostra missione.
Avete mai incontrato Broccoli, per esempio nei teatri in giro per l’Italia?
Alcuni di noi hanno assistito agli spettacoli che Broccoli ha fatto in giro per l’Italia, a Viareggio, a Fermo, in altre città quando la trasmissione veniva trasmessa in diretta o in differita da lì. Era anche questo un modo diverso di far conoscere geografia, cultura, architettura della nostra Italia, attraverso la radio. Peccato che non si sia più fatto: i teatri erano sempre pieni zeppi. Anche se non era possibile incontrare Broccoli di persona, era sempre un bel momento in cui si materializzavano le voci ed i personaggi che eravamo abituati solo ad ascoltare. Un momento anche turisticamente importante per alcune realtà che a torto non sono abbastanza conosciute.
Insomma, un modo per creare esternalità, anche economiche, molto positive per il territorio nazionale e in modo diffuso? Esatto, non a caso abbiamo parlato di alchimia: pensare di fare un turismo del sapere, a portata di tutti, e generare anche ritorni di immagine ed economici per i territori che hanno ospitato la trasmissione sono azioni molto concrete e andate così perse.
Sarebbe accettabile un rientro anche su un altro canale radiofonico Rai o in un altro orario? Non ci sono attualmente programmi alternativi e altrettanto validi?
Come detto, non abbiamo di certo sposato una liturgia fine a se stessa né fideisticamente abbiamo deciso che nulla andasse cambiato. Non abbiamo preclusioni di sorta, abbiamo invitato anche altri direttori di reti radio Rai e non solo, a prendere in considerazione l’inserimento della trasmissione con lo stesso titolo o con altro, ma con la stessa impostazione. Non sempre abbiamo ottenuto una risposta. Radio2 ha risposto forse fin troppo diretta, lasciandoci un po’ perplessi: “La trasmissione non rientra nella mission”. Altri non hanno nemmeno risposto oppure lo hanno fatto, ma in maniera evasiva. Pare che in Rai la Cultura, da C maiuscola, debba essere demandata solo a Radio3, che però ha un’altra impostazione, potremmo dire un po’ più di nicchia, meno alla portata di tutti.
Però Broccoli è in televisione tutte le mattine, non siamo in un caso di ostracismo. Non è sufficiente la sua presenza in questo mezzo, accessibile a chiunque? Da un certo punto di vista ha tutti i crismi di una “promozione”: dalla radio alla televisione…
No, perché Broccoli è radio. In televisione, oltre ad avere spazi brevi, si avvale forzatamente delle immagini che fanno parte dei suoi minuti e che non possono essere spiegate o raccontate, sarebbe una sovrapposizione: sono già immagini. Il bello della radio è che chiunque ascolti può concepire con la fantasia la sua propria rappresentazione, unica. La stessa cosa che succede a chi legge un libro, invece di guardare un film.
A questo punto viene da chiedere quali iniziative in concreto abbiate percorso per chiederne il ripristino?
Un lungo elenco, come tipologie e come quantità di interventi. Ad esempio, ci sono state varie iniziative da parte del gruppo quali
- petizione su Charge.org
- tre interrogazioni parlamentari
- varie pubblicazioni di articoli dei componenti del gruppo, su giornali cartacei e online
- appelli mediante richieste corali, con risposte scritte da parte del Presidente della Repubblica dott. Giorgio Napolitano e della Presidente Rai dott.ssa Anna Maria Tarantola.
- contatto telefonico da parte della Presidenza della Camera Deputati con Dania Diomelli, Conparoliana, a seguito di un’accorata nota
- incontro della delegazione CPM [Con parole mie, n.d.r.] con il Direttore Generale Rai dott. Luigi Gubitosi e il Direttore Rai Radio1 dott. Flavio Mucciante
- abbiamo realizzato un video, con richiesta di ripristino da parte di tanti Conparoliani, pubblicato su YouTube dallo studio Bergonzini.
Indubbiamente avete profuso energie e non vi siete risparmiati. Impressionante ma, comprese le vostre ben chiare ragioni, quali motivazioni sono state addotte per la chiusura da parte della Rai?
Nella risposta alla prima interrogazione parlamentare del 30.04.2014 la dirigenza Rai fa riferimento a tre punti principali:
- mission di Rai Radio1
- calo di ascolti
- calo di commesse pubblicitarie.
Nel corso dell’incontro avuto con il DG il 15 ottobre 2014, attraverso uno studio approfondito dei dati di ascolto, il contatto diretto con alcuni Brands importanti e l’analisi del Piano industriale Rai e della normativa ad essa afferente, abbiamo esposto i dati da noi raccolti nella veste di ascoltatori della trasmissione, ma più in generale di fruitori di un servizio pubblico importante come quello radiotelevisivo. A questo proposito abbiamo prodotto un documento, contenente controdeduzioni valide a controbattere i loro punti, che abbiamo loro consegnato in formato digitale con il titolo Con parole nostre.
Cambio della mission di Rai Radio1? In che senso?
Tra le motivazioni la dirigenza Rai enucleava il recepimento della mission contenuta nel generale Piano Industriale e nello specifico “cantiere” di Radio1, che doveva essere incentrata su informazione, sport e musica. Per questa motivazione il gruppo, ha fatto riferimento al Piano industriale stesso, quando a pag. 51 riporta l’art. 9.4 del contratto di servizio pubblico, il quale impone alla Rai di “assicurare, sulle reti generaliste, un’offerta quotidiana articolata e diversificata per rete, tale da garantire effettive opzioni di scelte nelle diverse trasmissioni riferite ai generi predeterminati; a tal fine la Rai predispone i palinsesti quotidiani assicurando complessivamente una equilibrata distribuzione di tale programmazione, sulle diverse reti e fasce orarie”.
Quello che abbiamo cercato di spiegare e capire durante l’incontro è come sia stato possibile che una trasmissione in onda per 15 anni, con un seguito fidelizzato in virtù della sua qualità e peculiarità, dimostrato anche dal fatto che era la più scaricata in podcast su Radio1, all’indomani dell’insediamento del nuovo direttore di questa rete, da un giorno all’altro, diventi improvvisamente fuori target.
Le domande che abbiamo posto noi a loro sono state:
- È cambiata così radicalmente la mission di Radio1?
- Che cosa significa servizio pubblico? Significa dare agli ascoltatori quello che voi pensate che vogliano ascoltare, oppure aiutarli ed essere di stimolo per la loro crescita di uomini e donne più consapevoli della realtà circostante?
In Rai, a queste domande, non hanno dato risposte e, secondo noi, si sono contraddetti nei fatti, dal momento che hanno deciso di inserire un programma di intrattenimento leggero pressoché in contemporanea all’interruzione di CPM.
Mettiamoci ora nei panni, però, di chi non ha mai avuto voglia o occasione di ascoltare Con parole mie. Per chi non conosce la trasmissione, provate a spiegare, riassumendo: perché questa trasmissione è per voi così speciale. Quali sono le caratteristiche peculiari?
Una trasmissione che in 35 minuti riusciva a spaziare in modo armonioso tra letteratura, musica, filosofia, storia dei personaggi, pensi, nell’arco temporale di 2500 anni. Ha dato l’opportunità, semplicemente accendendo la radio, a ciascun radioascoltatore, di crescere attraverso la conoscenza, di migliorare la propria qualità di vita, ma anche la qualità morale rendendo il proprio pubblico più consapevole di come siamo noi oggi, di come sono stati e sono gli altri, avendo tra l’altro come parametro la saggezza classica.
La leggerezza dell’ascolto era un’altra delle peculiarità. Parole e concetti importanti ma che non pesano, non sono noiosi, sono parole che sanno raccontare anche col sorriso sulle labbra, con sagacia, con ironia.
Il prof. Broccoli quando parla non è facilmente paragonabile ad altri: si sente la sua passione e la trasmette in un coinvolgimento emotivo unico e personale. Quando legge le lettere di grandi personaggi italiani o stranieri, ci dà la misura dell’umanità intera, quale che sia il luogo dove si trova.
Ma allora qualcosa di “personale” c’è…
Provo a rispondere in modo conparoliano: si può separare Cicerone dai suoi libri? Cioè, la forza comunicativa, l’efficacia del trasferimento di conoscenza può prescindere dallo stile del suo stesso comunicatore se non, addirittura, ri-creatore? Quel modo di fare trasmissione era un modo diverso di comunicare, tanto che studenti universitari in Comunicazione hanno assistito più volte in studio per studiarne la formula. Quando la parola rompe il silenzio, introduce al dialogo, crea dei ponti, fa scoprire cose nuove, apre gli orizzonti, distrae dalle sofferenze, siamo davanti ad una forma di comunicazione efficace e che arriva bene a chi ascolta e davanti a ponti così non si possono negare ruolo e merito al suo “ingegnere”. Il punto cuore, però rimane il ponte, il format, il tutto.
L’alchimia…
Tra Conparoliani affermiamo che come spesso accade nella vita di ciascuno, un incontro può arricchire la tua vita. Quello con Con parole mie ha arricchito la nostra di riflessioni, osservazioni, pensieri, emozioni aggiungendo questa ricchezza con un coinvolgimento immediato. Sentiamo di dovere tanto a questa trasmissione.
Cosa manca di più ad un orfano di Con parole mie?
Uno dei componenti del gruppo ha sintetizzato così l’attaccamento alla trasmissione, comune a tutti: “In natura tutte le cose hanno un inizio ed una fine e a questo dobbiamo rassegnarci. Ma se qualcosa finisce solamente per la cecità e la pochissima sensibilità al bello da parte di qualcuno, allora bisogna ribellarsi e fare di tutto perché le cose belle continuino ad esistere! Con parole mie è un modo di fare radio che stimola la conoscenza inducendo ad approfondirla, spronando anche chi ha letto appena qualche libro, a proseguire con curiosità nella lettura dei classici del pensiero, che sono proprio quelli che indirizzano la mente verso la crescita. È una trasmissione che ti arricchisce anche quando in quel momento della giornata non si è nella condizione di tenere tra le mani un libro o perché impegnati a guidare la macchina, a cucinare o altro. Trasmissioni del genere dovrebbero occupare anche più spazio, invece di venir soppresse. Con parole mie e In Europa, altra trasmissione di Broccoli che raccontava l’Europa e le sue bellezze, ci hanno fatto amare la radio. Quelle parole hanno riempito la stanza, sono entrate nella mente e poi nell’anima”.
Non ricordiamo nessun altro programma con una presenza così costante e quotidiana in radio. Ferragosto ed era lì, a Natale accendevi la radio e c’era. Ti accompagnava alla fine e all’inizio di ogni anno. Divertiva e contemporaneamente faceva riflettere, insegnava, lanciava spunti di riflessione. Abbiamo conosciuto poeti, scrittori, artisti, uomini e donne della Storia grazie a Con parole mie, senza nozionismi, sempre in punta di penna.
Ma un po’ di scoramento vi sarà pur venuto ad un certo punto…
A chi mi chiedeva perché dopo tanto tempo non ci fossimo ancora messi l’animo in pace, una mia amica ha risposto: ” Lo fanno perché quel programma ha dato loro moltissimo, ovvio, ma anche per creare un precedente dove il parere degli ascoltatori ed in particolare quello di chi vuol salvaguardare la cultura in radio, venga ascoltato”. Con parole mie è un programma per me e per noi insostituibile, è radio che sa fare la radio, quella vera che ti fa volare col pensiero in posti in cui solo col pensiero puoi arrivare e te li fa vedere, percepire, sentire, emozionandoti, ma allo stesso tempo ti fa riflettere, ragionare insegnandoti un’infinità di cose. Non è solo un programma radiofonico, è molto di più, è una boccata d’aria pura in un mondo di smog, un insieme di poesia musica cultura e svago sapientemente orchestrato da un direttore professionista del suo mestiere; oserei dire addirittura un modo di vivere e di pensare! Da Conparoliani appunto!
Infine posso aggiungere che il conduttore ha ancora voglia e passione di fare radio e gli ascoltatori hanno desiderio di ascoltarlo, la sua chiusura ha privato radio Rai di un valore immenso, e mi sento di dire:
Il BELLO E il BUONO, SE INSISTONO, VINCONO
Vorremmo concludere questa intervista asserendo che siamo ascoltatori della radio, prima di tutto. Avevamo in Rai Radio1 un punto di riferimento, perché di radio piene di canzonette e facezie – giustamente -ce ne sono a bizzeffe, ma non sono quelle che – altrettanto giustamente – noi cerchiamo. Siamo adulti e giovani di ogni ceto sociale, cultura e mestiere, tra di noi ci sono avvocati e camionisti, studenti, casalinghe e libere professioniste, ma tutti siamo o vogliamo cercare di essere pensanti. Ecco perché rivorremmo Con parole mie – la trasmissione che ci ha accomunato e messo in contatto – in una radio che sentivamo nostra e che non lo è più.
Grazie e in bocca al lupo
Grazie a voi per la vostra ospitalità qua su Said in Italy.
—————————————————————–
Cosa possiamo aggiungere? Abbiamo voluto dare spazio e vetrina ad una civile richiesta perché questo Said in Italy pensa di saper fare. Abbiamo voluto che per i tanti amanti della radio, che ci seguono sul nostro blog e sulla nostra pagina Facebook, ci fosse un’occasione per avere una testimonianza diretta, oltre che della legittima rivendicazione, anche dell’importanza del programma di Umberto Broccoli e del vuoto che ha lasciato in tante persone. Per quanto possa contare la nostra opinione, infatti, nella nostra redazione non è un caso che ci siano persone che abbiano amato e seguito Con parole mie e che ne sentano la mancanza. Senza voler entrare nel merito delle scelte di palinsesto e di strategia della Rai, senza voler noi mettere naso nel “cantiere”, quel che è certo è che, senza voler far classifiche di chi sia il “miglior ascoltatore”, non siamo qua a scrivere di programmi di gonne troppo corte, personaggi (non più) famosi che vivono in isole simil-deserte con l’occhio gradasso di telecamere che ne immortalano imprese tra il goffo e il ridicolo, di tatuaggi arditi o di lacrimevoli finti incontri.
Di finto, di pruriginoso, di vocato e votato al tragicomico in questo caso c’è ben poco: c’è la voglia di sostenere un concetto di “produttività umana” che non può non basarsi, economia-padrona permettendo su una politica-subordinata permissiva, anche sulla capacità critica del pubblico e sul patrimonio di conoscenza messo a disposizione da chi ha per ruolo e mission (infelice termine che ha esautorato la locuzione obblighi di servizio pubblico) il dovere di distinguersi e di farlo in maniera decisamente virtuosa.
Con parole nostre, se si vuole essere “ammiraglia” tra le reti: precedere e non inseguire, segnare il percorso e non arrancare dietro le tracce altrui.