Città d’Italia – Venezia parte 2 (di notte)

Una notte a Venezia – Night in Venice – Ночь в Венеции

Città d’Italia – Venezia parte 2 (di notte)

Vista con gli occhi di un veneziano, Carlo Goldoni

Proseguiamo il nostro viaggio a Venezia dal post precedente Città d’Italia – Venezia parte 1 (di sera) (https://www.saidinitaly.it/citta-ditalia-venezia-parte-1-di-sera/) in compagnia questa volta di un vero veneziano: Carlo Goldoni.
Carlo Osvaldo Goldoni, infatti, nacque a Venezia, il 25 febbraio 1707. Poliedrico, uomo dalle mille occupazioni e interessi, è un rappresentante principe di quella varietà e, appunto, poliedricità che Venezia ha saputo esprimere: drammaturgo-commediografo, scrittore, librettista ma anche giurista e avvocato, cittadino della Serenissima Repubblica di Venezia. Si spense a Parigi il 6 febbraio 1793.

 

Parte prima,

CAPITOLO VII.

Partenza per Venezia. – Colpo d’occhio di questa città.

 – Collocamento in casa di un procuratore.

Venezia è una città sì straordinaria, che non è possibile formarsene una giusta idea senza averla veduta; le carte, le piante, gli esemplari, le descrizioni non bastano; bisogna vederla. Tutte le città del mondo si assomigliano più o meno; questa non ha somiglianza con alcuna. Ogni volta che l’ho riveduta dopo lunghe assenze, è sorto in me un nuovo stupore. Mano mano ch’io crescevo negli anni, che aumentavano le mie cognizioni e avevo confronti da fare, vi scoprivo nuove singolarità, nuove bellezze.

La vidi questa volta qual giovane di quindici anni, che non può valutare a fondo ciò che vi è di più notevole, né può confrontarla che con piccole città in cui ha vissuto. Ecco quel che mi ha colpito di più. Una prospettiva meravigliosa al primo ingresso, un’estensione considerabilissima di piccole isolette, così bene ravvicinate e sì ben riunite per mezzo di ponti, che credereste vedere un continente alzato sopra una pianura, e bagnato da tutte le parti da un immenso mare che lo circonda. Non è mare bensì una vastissima laguna, più o meno coperta d’acqua all’imboccatura di più porti con canali profondi, che conducono i piccoli e grandi navigli nella città e nei dintorni. Se entrate dalla parte di San Marco, attraverso una quantità prodigiosa di bastimenti di ogni sorta, vascelli da guerra, vascelli mercantili, fregate, galere, barche, battelli, gondole, mettete piede a terra sopra una riva chiamata la Piazzetta, ove vedete da una parte il Palazzo e la Chiesa Ducale, che annunziano la magnificenza della Repubblica, e dall’altra la piazza di San Marco circondata da portici fabbricati sul disegno del Palladio e del Sansovino.

Inoltratevi per le strade di Merceria fino al ponte di Rialto, e camminate sopra pietre quadre di marmo d’Istria leggermente scalpellato per impedire che vi si sdruccioli; percorrete un luogo che rappresenta una fiera perpetua, e arrivate a quel ponte che con un solo arco di ottanta piedi di larghezza attraversa il Canal grande, assicura con la sua altezza il passaggio alle barche e ai battelli nel tempo del maggior flusso del mare, offre tre differenti vie ai passeggieri, e sostiene sopra la curva ventiquattro botteghe con le rispettive abitazioni e coi loro tetti coperti di piombo. Confesso che questo colpo d’occhio mi parve meraviglioso, né l’ho trovato descritto da nessuno dei viaggiatori che ho letto. Chiedo scusa al mio lettore se ho dato un po’ troppo luogo alla compiacenza. Non ne dirò altro per ora, riservandomi di dar qualche idea dei costumi e usi di Venezia, delle sue leggi e della sua costituzione, man mano che l’occasione mi condurrà su tal proposito, e che la mia mente avrà acquistato una maggior fermezza e precisione di giudizio. Terminerò questo capitolo con una succinta relazione dei suoi spettacoli. Le sale per gli spettacoli in Italia hanno il nome di teatri. Ve ne sono sette a Venezia, e ognuno porta il nome del Santo titolare della rispettiva parrocchia.

Il teatro di San Giovanni Crisostomo era allora il primo della città, e vi si davano le opere serie. Qui Metastasio presentò la prima volta i suoi drammi, e Farinelli, Faustina e la Cozzoni fecero sentire il loro canto. Quello di San Benedetto ha preso oggi il primo posto. Gli altri cinque si chiamano: San Samuele, San Luca, Sant’Angelo, San Cassiano e San Moisé. Di questi sette teatri, ve ne sono ordinariamente due per l’opere serie, due per l’opere buffe, e tre per le commedie. Parlerò di tutti in particolare, quando sarò divenuto l’autore di moda di questo Paese, poiché non ve n’è alcuno che non abbia avuto qualche mia opera, e che non abbia contribuito al mio onore e al mio vantaggio.

Carlo Goldoni, Memorie, edizione Sonzogno, Milano, 1908.

 

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