Straordinario Ian Ethan Case. Quando la tecnica trasforma due sole mani in un gruppo musicale raffinato

Ian Ethan Case e la sua chitarra sono davvero difficili da ignorare: una volta conosciuto questo fantastico connubio musicista-strumento, personalmente, non ho più potuto resistere ad investigare in rete e ad innamorarmene totalmente.
Parlo di connubio o duo perché davvero la particolarità dello strumento, una chitarra a 18 corde con doppio manico, e la peculiarità delle tecniche di Ian rendono la chitarra dotata di una sua propria personalità e individualità fisico-musicale ben precisa.
A prima vista, si potrebbe sospettare la sua chitarra a doppio manico sia una concessione artistica per i soli occhi, un mero esercizio di stile scenografico. Eppure Ian Ethan Case, raffinato polistrumentista di Boston, non indugia nello sfoggio retorico e, al contrario, mostra una immediata naturalezza di rapporto, non stucchevole, insita proprio nella sostanza e qualità del legame musicale. Già al primo tocco si dissipa ogni dubbio e la forza pulsante e viva che promana trasforma le 18 corde e le due “sole” mani in un risultato armonico e stilistico da pezzo d’arte funzionale.  Iniziata la performance si è rapiti e avvolti totalmente e diventa quasi impossibile non rimanere incantati da una sinestesia davvero pervasiva: guardare, concentrarsi in quel doppio manico e sulle mani che volano a produrre quantità e qualità inimmaginabili di note senza perdere il gusto dell’ascolto sono un bellissimo cimento anche per l’ascoltatore stesso.
Quel che poteva sembrare una concessione potenzialmente sterile all’immagine conduce, all’opposto, ad un concerto che spazia dal minimalismo di scena, dal gusto un po’ nordico e apparentemente asettico della regia fino ad un avvolgente intreccio di tecnica e talento che restituiscono un brano che lascia sbalorditi.

Lo ascoltiamo nel suo brano “Butter II”.
Straordinario.

G P El Cid

 

 

 

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